Joe's last imaginary guitar solo.
- Manuel Belli
- 10 set 2014
- Tempo di lettura: 2 min
"Watermelon in heaster hey" è il penultimo brano dell'opera rock in tre atti Joe's Garage che esce nel 1979 per la firma del maestro di Baltimora Frank Zappa. Joe's Garage è un "concept album" il cui filo conduttore è il racconto del "Central Scrutenizer" una sorta di grande fratello al cui occhio nulla sfugge e che racconta le gesta picaresche di Joe musicista e chitarrista dai suoi esordi in un garage fino al suo imprigionamento e follia in cui diventa "The Imaginer imagining his imaginary guitar solo". Joe infatti si ritrova ormai a vivere in una nazione in cui ogni forma di musica è proibita dalla legge e rinchiuso nella sua cella immagina di suonare il suo ultimo guitar solo che diventa appunto "Watermalon in heaster hay". Il brano è scritto in 9/4 e presenta un andamento modale caratterizzato dall'arpeggio ostinato sui quarti dell'accomagnamento orchestrale che ondeggia fra il IV e il I grado su cui Zappa si diverte a tessere quello che da molti è stato definito come uno dei suoi migliori brani strumentali e anche uno dei soli più belli mai immaginati e suonati dal maestro di Baltimora.
In realtà oltre alla consueta satira e critica sociale in stile Zappa, a cui va aggiunta quella alle religioni "moderne" tipo Scientology Zappa usa in parte Joe come suo alter ego per calarsi nelle storie e descrivere in qualche modo il modello di futuro "distopico" nel quale forse oggi ci troviamo immersi. Certo la critica all'epoca era verso l'Iran paese in cui fu proibita l'esecuzione di musica già negli anni 70 dopo l'avvento di Khomeny e la sua cricca fondamentalista, ma Zappa era troppo intelligente per non vedere in tutto ciò i semi del futuro incombente (inutile soffermarsi a descrivere l'orribile mondo dei totalitarismi e fondamentalismi dai quali siamo oggi variamente circondati e minacciati) ma non solo, perchè anche nel cosidetto mondo libero lacerato dal finto perbenismo e dai suoi fondamentalisti religiosi cristiani o cattolici battisti (Jhon Lennon verrà ucciso appena qualche anno dopo da un folle che mal digeriva il suo aperto ateismo) da un lato, e da una crescente omologazione e conformismo dall'altro Zappa vede ingrande anticipo il rischio della cultura "totalitaria" e massificata in cui per dirla con Andy Wharol "ognuno sarà famoso per 15 minuti."
Il paradosso della storia è che comunque Zappa dopo l'ultimo tour del 1988 non suonerà mai più la chitarra dedicandosi esclusivamente alla riedizione e remaster dei suoi live (You can't do that on stage anymore in 10 volumi) e alla produzione orchestrale (The yellow shark e Civilization phase III) rinchiuso nel suo studio al lavoro notturno col synclavier Joe /Zappa lasciava il suo ultimo testamento in musica. Morirà nel 93 a soli 53 anni lasciando una mole immensa di lavoro e una delle più grandi e geniali eredità artistiche ed intellettuali del 900' per le generazioni a venire.
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